ARMI CHIMICE: OPERAI INIZIANO LO SCIOPERO DELLA FAME. PESCATORI PRONTI A BLOCCARE L'INGRESSO DEL PORTO

Pronti a fare lo sciopero della fame. La provocazione è giunta da un centinaio di operai del Porto di Gioia Tauro appartenenti al sindacato Fliom che da ieri sono in assemblea permanente presso la sede della dogana. Motivo, sempre lo stesso: lo stoccaggio delle armi chimiche siriane nel porto.
"Siamo sempre gli ultimi a sapere" dice uno di loro, cappello di lana calato sugli occhi per proteggersi dal freddo pungente e dall'umidità. Le grandi gru che movimentano migliaia di container ogni giorno, dalla barriera della dogana neanche si vedono, ma il mare è lì, a poche centinaia di metri, e si fa sentire. Insieme ad altri portuali si ferma a parlare. Fa il gruista. E potrebbe essere proprio uno di quelli chiamati ad effettuare il trasbordo dalla nave danese a quella statunitense Cape Ray. Ma lui, sposato, con un figlio piccolo, non ci sta, così come i suoi colleghi. Ancora con la tuta da lavoro addosso lo dicono chiaro. "Quei container - dice - non li vogliamo lavorare, chiamassero i soldati".
Intanto la solidarietà del popolo calabrese verso Gioia Tauro non si fa attendere: le marinerie della zona sono pronte a bloccare l'ingresso del porto con i loro pescherecci. Pieno di rabbia Toledo Iannì, capo dei sindacati unitari dei pescatori, afferma: "Dicono che saranno smaltiti in mare, ma dove? Non è che ce li scaricano al largo appena usciti dal porto? E noi che pescheremo bombe al gas nervino?"