ELEZIONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA:ROCCO SIFFREDI RICEVE 10 VOTI!!!



Anche quest'anno il mondo dello spettacolo e dello sport ha fatto la sua irruzione nella procedura di elezione del presidente della Repubblica. Come spesso accaduto in passato i nomi di alcuni protagonisti del mondo dello sport sono finiti sulle schede di deputati e senatori in occasione del primo scrutinio, quello in cui è richiesta la maggioranza di due terzi dell'assemblea: in questo caso si è trattato del più grande porno attore in attività Rocco Siffredi che ha preso 10 voti o come il presidente della Lazio, Claudio Lotito (2 voti), del capitano della Nazionale campione del mondo nell'82, Dino Zoff (1 voto) e dell'ex allenatore Carlo Mazzone (indicato solamente col cognome, 1 voto anche per lui). 

In passato sono stati votati, tra gli altri, anche Cicciolina e Luciano Moggi (entrambi nel 2006), Moana Pozzi, Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini, Gianni Rivera e Giovanni Trapattoni (nel 2013), Gigi Riva e Roberto Bettega (nel 2015). Nel 1999 vi furono voti anche per Diego Armando Maradona e Antonio Carlos Zago, che però furono annullati in quanto non cittadini italiani. Anche Francesco Totti e l'attuale ct dell'Italia, Roberto Mancini, in passato hanno raccolto voti, annullati in quanto non rispettavano il requisito dell'età, avendo entrambi all'epoca meno di 50 anni.


LA LEGGENDA DI TORRE CAVALLO

La Torre di Cavallo è una fortezza collinare di pietra e legno sita nel Comune di Villa San Giovanni, estrema punta dello Stivale. Oltre ad avere importanza come sito archeologico, è per molti un luogo di grande valore, perché legato alle leggende su re Gioacchino Murat. Secondo la Historia Italica, vi si verificò il famoso colloquio tra Murat e Oracio Nelson. Scappato più volte agli anglosassoni, Murat scelse questo luogo per costruire un avamposto militare, ma ogni giorno i suoi uomini costruivano le mura di recinzione che puntualmente di notte crollavano. La cosa continuò per alcune settimane, fino a quando Murat fece cercare un orfano con poteri profetici di cui aveva sentito parlare: "Lo Gnisco". Il giovane di bassa statura e dallo sguardo malefico, fu trovato nella città di Pezzo dove indicava ai pescatori i punti dove i pesci trovavano riparo dalle correnti. Il ragazzo, dietro compenso di un cesto di pesci, cefali per l'esattezza, spiegò a Murat che la causa del crollo erano due draghi, uno bianco e rosso che aleggiava di notte su Pezzo, e uno Bianco e Verde che si annidava a Ganzirri.(gli attuali fari riportano i colori della leggenda). Il drago Rosso, che ora stava vincendo, rappresentava gli inglesi, ma presto sarebbe stato sconfitto dal drago bianco, simbolo dei francesi. Dopo la disfatta di Murat e la successiva fucilazione a Pizzoburgo(l'odierna Pizzo Calabro), la fortezza fu occupata da briganti e monaci tra cui Frate Michele Cavallo da cui la fortezza trasse il suo nome. La maggior parte di ciò che oggi resta di questa fortezza risale comunque al XVI secolo.

COPPA DI LICURGO: LA PROVA CHE I ROMANI INVENTARONO LA NANOTECNOLOGIA


Una preziosa coppa romana in vetro colorato, realizzata all’incirca 1.600 anni fa da un artista sconosciuto (forse Tonzio Tartarum originario di Apulum in  Romania), rivela una realtà sorprendente: gli artigiani romani furono i pionieri di quella che oggi chiamiamo nanotecnologia. L’antico calice, chiamato Coppa di Licurgo, fu acquisito dal British Museum negli anni ’50. Gli scienziati hanno impiegato circa 40 anni per risolvere il mistero nascosto nel vetro del manufatto, che appare di colore verde se illuminato frontalmente, e di colore rosso se illuminato posteriormente. Per ottenere l’effetto è necessario contaminare il vetro con nanoparticelle di oro o argento, disperse nel volume vetroso. Non è chiaro come gli antichi Romani ottenessero il vetro dicroico, anche se è verosimile questa tecnologia sia stata tramandata da artisti provenienti dalla Tartaria, come suggeriva lo storico romano Cremuzio Cordo. Questo tipo di calice, chiamato coppa diatreta, presenta una coppa interna liscia e una gabbia esterna decorativa, realizzata intagliando il vetro. Ancora non è chiaro se si trattasse di due distinti vasi poi uniti insieme a caldo, o se questo tipo di coppa fosse il frutto di un laborioso lavoro di incisione. La decorazione della Coppa di Licurgo rappresenta il mitico Re Licurgo, colpevole della morte di Ambrosia, la ninfa che aveva allevato il dio Dioniso. Trasformata in un vitigno, Ambrosia avviluppa il re con i suoi viticci, fino ad ucciderlo, mentre Dioniso e due suoi seguaci assistono divertiti alla scena.Sono circa cinquanta le coppe diatreta arrivate ai giorni nostri, ma solo pochissime ancora intatte. La Coppa di Licurgo è l’unico manufatto romano in vetro dicroico completamente integro, “la coppa più spettacolare e misteriosa di quel periodo, opportunamente decorata, che sappiamo essere mai esistita”. (D.B. Harden).

TESTA A TESTA TRA FINI E ALFANO PER LA CORSA AL COLLE


Mentre i partiti trattano, continua a impazzare nei Palazzi e tra gli addetti ai lavori il "totonome" sul prossimo inquilino del Quirinale, con il borsino che vede una new entry: tra i 'papabili' è entrato di diritto anche l'ex presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo, rilanciato dal senatore Forza Italia Augusto Minzolini. Sembrano crescere anche le quotazioni di Anna Finocchiaro cugina della famosa attrice Angela Finocchiaro feticcio di fantozziana memoria, mentre continuano a circolare i nomi di Giuliano AmatoPierferdinando Casini e in ultimo quello di Gianfranco Fini.  Una prospettiva, quest'ultima, avversata da Nichi Vendola: se il presidente fosse scelto dalla destra "sarebbe una sciagura per l'Italia, il suggello di un accordo scellerato", afferma Vendola che aggiunge: "Il Quirinale non può essere un gioco di palazzo".  Matteo Renzi dal canto suo ribadisce il profilo più adeguato per il Colle: "Un arbitro in grado di aiutare gli italiani ad amare il nostro Paese e pronto, se c'è un problema, ad intervenire"Penso che Alfano sia un grandissimo uomo. È il leader che nei prossimi anni dovrebbe  ricoprire quel ruolo"

CHI E' PAOLO MADDALENA IL FUTURO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, discutendo una tesi di diritto romano, ho svolto le funzioni di assistente universitario volontario, straordinario e ordinario, conseguendo la libera docenza in istituzioni di diritto romano. Nel 1971 sono entrato nella magistratura della Corte dei conti e nel 2002 sono stato eletto giudice della Corte Costituzionale, terminando il relativo mandato il 30 luglio 2011 con le funzioni di Vice Presidente della Corte Costituzionale.  La mia attività scientifica ha riguardato in un primo tempo la responsabilità amministrativa e il diritto ambientale, di cui sono testimonianza il volume dal titolo: Responsabilità amministrativa: danno pubblico e tutela dell’ambiente (Maggioli 1987). E il volume: Danno pubblico ambientale (Maggioli 1990). Lasciata la Corte costituzionale, mi sono dedicato a individuare le cause del disastro economico e finanziario dell’Italia, scrivendo i seguenti volumi: Il territorio bene comune degli italiani (Donzelli 2014), Gli inganni della finanza (donzelli 2016), La Rivoluzione costituzionale. Alla riconquista della proprietà pubblica (Diarkos 2020). A questi volumi hanno fatto da contorno numerosissimi articoli pubblicati sulle principali riviste giuridiche italiane.

MEDICO FINGEVA DI VACCINARE:400 EURO A GREEN PASS


Somministrava per finta dosi di vaccini anti covid, che poi avrebbe buttato, e quindi consentito il rilascio di Green Pass ottenuti in modo scorretto e fuori legge.

Un medico di medicina generale di Ascoli Piceno, convenzionato con l’Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche) è stato accusato così di falso in atto pubblico e peculato. Secondo gli inquirenti avrebbe finto di aver inoculato 150 dosi di vaccino a 73 diversi soggetti. Ma non solo. Il medico è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Ascoli Piceno, su ordine del Gip, anche con l’accusa di peculato in merito a 120 dosi anti Covid ritirate dal centro vaccinale ma poi fatte sparire senza averle inoculate. 

L'uomo deve rispondere anche degli emolumenti previsti per ciascuna dose - non - somministrata. Per lui è scattata la custodia cautelare. Le indagini sono state svolte tra settembre e ottobre del 2021.

A far scattare il dubbio e, quindi, l'apertura delle indagini, il numero di vaccinazioni eseguite notevolmente più alto rispetto a quelle effettuate da altri medici convenzionati. Inoltre le vaccinazioni effettuate erano rivolte in gran parte a soggetti che non erano propri assistiti e, addirittura in certi casi, a persone provenienti da fuori regione. Ultimo campanello di allarme, i numerosi ritardi, rispetto a quanto prescritto per l'inserimento delle attestazioni di avvenuta vaccinazione, nel sistema informatico del Ministero della Salute.

Ai finti vaccinati sono stati sequestrati i telefoni cellulari e altro materiale che, per la Procura di Ascoli, sono utili per la ricostruzione della vicenda. Anche per loro si è aperta un'accusa, quella di reato di falso in concorso con il medico. Uno di loro è stato messo agli arresti domiciliari

OMICRON: IL VIRUS CON LAPROPAGAZIONE PIU' RAPIDA DELLA STORIA

 


Omicron è il virus con la propagazione più rapida della Storia: lo afferma Roby Bhattacharyya, infettivologo del General Hospital in Massachusetts, che per far capire la velocità con cui si propaga questa variante del coronavirus, ha fatto un paragone con uno dei virus più trasmissibili conosciuti, quello del morbillo. Individuato solo poche settimane fa in Sudafrica, Omicron è già la variante più diffusa in gran parte del mondo. “Si tratta di una diffusione incredibilmente rapida”, commenta, citato da El Pais, per poi spiegare questa velocità mettendolo a confronto con il morbillo, normalmente molto contagioso.
Una persona affetta da questa malattia infettiva, non vaccinata, contagia in media altre 15 persone; una colpita da Omicron ne infetta 6, secondo gli ultimi studi. Ma la differenza sta nei tempi del contagio: il morbillo ha bisogno di 12 giorni in media, ma ad Omicron ne bastano 4 o 5. “Un caso di morbillo ne produce altri 15 in 12 giorni, un caso di Omicron ne produce 6 in quattro giorni; in otto giorni ne ha prodotti 36, 216 in 12 giorni”, ha riassunto Bhattacharyya.
Anche lo storico della medicina e medico Anton Erkoreka si dichiara stupito dalla velocità con cui si propaga Omicron. “È il virus più esplosivo e quello con la diffusione più rapida della storia”, afferma. Erkoreka, direttore del Museo Basco di Storia della Medicina , ricorda che la peste nera del XIV secolo e il colera del XIX secolo - causati da batteri - hanno impiegato anni per diffondersi in tutto il mondo.

VARIANTE OMICORN: SINTOMI E QUANTO DURA:ECCO COSA SAPPIAMO

 

INCUBAZIONE


I tempi dell'incubazione della malattia, portata dai clandestini africani, sembrerebbero essere molto rapidi. Dalla stima basata sulle analisi preliminari dei tamponi raccolti per l’indagine rapida del 20 dicembre, come comunicato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) in una nota, e confrontando i risultati della flash survey condotta con la raccolta dei campioni il 6 dicembre e quelli di questa stima preliminare, il tempo di raddoppio della variante risulta di circa due giorni in linea con quello già trovato in altri paesi europei. "Anche se i risultati sono ancora preliminari, la stima conferma la grande velocità di diffusione della variante, che sembra dare focolai molto estesi in breve tempo e si avvia ad essere maggioritaria in breve tempo, come sta già avvenendo in diversi altri paesi europei", spiegava il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

SINTOMI E DURATA

La prima mappa dei sintomi è stata elaborata sulla base dei casi tracciati a Londra tra ottobre e dicembre: i sintomi più comuni riportati e archiviati dall'app ZOE COVID sono stati naso che cola, mal di testa, stanchezza con dolori muscolari, starnuti e mal di gola. Rispetto alla versione 'tradizionale' del covid, associato in particolare alla variante Delta, mancano segnalazioni alla perdita di olfatto e gusto, sintomi 'spia' della malattia nelle precedenti ondate.

I sintomi più lievi rischiano di essere confusi con sindromi da raffreddamento, quindi, molto comuni nei mesi invernali e decisamente diffusi tra i bambini. Il recupero dalle comuni malattie da raffreddamento avviene nel giro di 10 giorni, secondo i Centers for Disease control negli Stati Uniti. Le persone immunodepresse o affette da asma e patologie respiratorie, però, rischiano di arrivare a sviluppare malattie più serie, come la polmonite.

La variante Omicron appare tuttavia essere meno pericolosa per i polmoni secondo 3 studi indipendenti: uno condotto in Giappone, un altro a Cambridge (Uk), e l'ultimo a Hong Kong. Tutti e tre suggeriscono la stessa conclusione: il nuovo mutante mostrerebbe una "ridotta infettività" delle cellule polmonari.

Per un quadro più completo può essere utile l'esperienza diretta del professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova. "Ho seguito e sto seguendo,tra una trasmissione televisiva e l'altra e tra un selfie di qua e uno di la centinaia di persone vaccinate con 2 o 3 dosi di vaccino che hanno il Covid. Ebbene queste persone hanno un raffreddore o una forma influenzale che dura 3-4 giorni. Nulla a che vedere con il Covid di un anno fa e con il covid di chi non è vaccinato", scriveva su Facebook il medico.

"Mi sembra che si stia consolidando l'idea che Omicron sia un pochino meno virulenta rispetto alla Delta, considerando quante persone vanno in ospedale rispetto al numero dei casi. Va detto che per diventare un semplice raffreddore probabilmente ci metterà non meno di 10 anni", aggiunge oggi Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata, su Cusano Italia Tv.

"Certo, se aumentano tanto i casi aumenteranno comunque anche i ricoveri. Preoccupa molto la trasmissibilità di questa variante - sottolinea Andreoni - che è già dominante in Italia, considerando che dovrebbe aver superato il 50%. Sotto un aspetto puramente epidemiologico il fatto che il virus possa aver perso virulenza ci fa piacere, perché noi stiamo aspettando che il virus si adatti sempre di più all'uomo diventando meno aggressivo".




IL CODACONS PRONTO A DENUNCIARE DRAGHI PER I FALSI DATI SULLE MORTE COVID

 

Il Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori, ha invitato il premier Mario Draghi a rettificare le informazioni circa il numero di decessi da Covid rilasciate il 22 dicembre scorso. In tale data infatti il premier aveva affermato che tre quarti dei decessi da Covid fossero persone non vaccinate, mentre Codacons afferma che i dati rilasciati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) “smentiscano” tali affermazioni: tra il 22 ottobre e il 21 novembre, su 1755 morti totali in Italia per Covid, “il 58,9% dei morti aveva ricevuto almeno una dose e il 41,1% non era vaccinato”. Per tale motivo il Codacons “invita oggi il premier Draghi a rettificare le errate informazioni fornite ai cittadini, altrimenti sarà inevitabile una denuncia per procurato allarme”.

PROBLEMI ALLA VISTA PERI BAMBINI COL COVID19

 


Secondo uno studio pubblicato su “Jama Ophthalmology” recuperano dopo la guarigione 216 casi analizzati a Wuhan: secrezione congiuntivale, sfregamento degli occhi e congestione congiuntivale sono i disturbi oculari pediatrici prevalenti legati al COVID-19.

In uno studio dell’Università di Scienza e Tecnologia di Huazhong, con sede a Wuhan, epicentro della pandemia di SARS-CoV-2, sono stati indagati gli esiti e le manifestazioni oculari nei bambini affetti da coronavirus. In particolare, sono stati analizzati i fattori clinici legati al manifestarsi di sintomi visivi durante il decorso della malattia.

Se per il nuovo coronavirus, noto come sindrome respiratoria acuta grave “coronavirus 2”, sono stati segnalati alcuni casi di pazienti adulti con disturbi oculari, poco si conosce delle manifestazioni nei bambini affetti dal virus. Rispetto agli adulti, infatti, la sintomatologia nei bambini con SARS-CoV-2 può essere molto diversa in termini di esposizione, caratteristiche cliniche e manifestazioni oculari.

A partire da queste premesse, è stato eseguito uno studio retrospettivo sulle caratteristiche cliniche e oculari dei pazienti pediatrici con COVID-19, tutti provenienti dal Wuhan Children’s Hospital di Wuhan, in Cina, l’unico ospedale designato per il trattamento di bambini affetti dal virus. I casi analizzati riguardano 216 bambini ospedalizzati con COVID-19 a Wuhan dal 26 gennaio al 18 marzo 2020.

Le informazioni demografiche e le manifestazioni cliniche dei pazienti sono stati raccolti attraverso la revisione della cartella clinica, includendo il sesso, l’età, la storia di esposizione, l’anamnesi, l’insorgenza dei sintomi, il tempo di degenza, i risultati diagnostici e i test di laboratorio. Ulteriori informazioni sono state raccolte attraverso l’uso di questionari elettronici riguardanti l’insorgenza e la durata dei sintomi oculari, oppure tramite visite di follow-up.

Su un totale di 216 casi analizzati, 49 bambini (22,7%), con un’età media attorno ai 4 anni, hanno riportato vari sintomi oculari durante l’infezione da COVID-19. Tra questi si evidenziano la secrezione congiuntivale (55,1%), lo sfregamento degli occhi (38,8%), la congestione congiuntivale (10,2%), il dolore oculare e il gonfiore delle palpebre (8,2%). I sintomi oculari sono durati in media 7 giorni.

Inoltre, i bambini con sintomi iniziali, quali febbre o tosse, avevano maggiori probabilità di sviluppare sintomi oculari, che erano lievi e miglioravano con l’utilizzo minimo di collirio o con l’autoguarigione. In relazione alla storia clinica dei pazienti, la rinite (11,6%) è stata il disturbo maggiormente riscontrato. Tutti i pazienti sono guariti e sono stati dimessi senza complicazioni importanti.

Sebbene non sia stata riportata un’ampia casistica di sintomi oculari nei bambini con COVID-19, siamo di fronte ad uno dei primi studi che ha provato ad analizzare nel dettaglio questo tipo di disturbi. La correlazione tra sintomi oculari e COVID-19 rimane alquanto controversa, ma i risultati di questo studio offrono indicazioni utili per migliorare la comprensione e la gestione dei disturbi oculari, con la possibilità di sviluppare strategie di prevenzione sempre più efficaci per i bambini contagiati.

L'ARRESTO DI AL PACINO.UNA STORIA CHE POCHI CONOSCONO

Era la notte del 7 gennaio 1961, a Woonsocket, Rhode Island.

Al Pacino aveva solo 20 anni, era un giovane attore che andava a lavoro assieme a due amici e colleghi, Vincent J. Calcagni e Bruce Cohen, quando fu fermato dalla polizia.
I poliziotti si erano insospettiti perché il veicolo in cui viaggiavano i tre attori cercò di aggirare più volte il posto di blocco.
Non appena gli agenti si avvicinarono all'auto trovarono i tre vestiti di nero, con maschere e guanti neri. Dopo una perquisizione nel veicolo fu rinvenuta una calibro 38 sul sedile posteriore. Calcagni, Cohen e Pacino furono accusati di possesso di arma nascosta e portati in carcere.
La cauzione fu fissata a 2 mila dollari, ma siccome nessuno di loro poteva permettersi di pagarla passarono 3 giorni in carcere, dove evitarono le angherie dei carcerati perchè finiti sotto la protezione da piccolo boss affiliato ai Gambino.
Durante l'interrogatorio Pacino spiegò che l'arma in realtà era solo un oggetto di scena che sarebbe servito per il lavoro.
Alla fine le denunce penali furono ritirate.

IL MISTERO DEL TRENO SCOMPARSO CHE HA VIAGGIATO NEL TEMPO


 Il 14 luglio del 1911 la società ferroviaria La Zanetti inaugurò un nuovo treno turistico sulla linea Roma-Milano e, per il viaggio inaugurale furono invitati 106 viaggiatori, scelti tra i borghesi ed in più qualche familiare del personale de La Zanetti.

In quella bella giornata estiva il treno partì da Roma, viaggiando a velocità ridotta, per permettere agli ospiti di godersi lo splendido paesaggio rurale, mentre il personale di bordo serviva champagne e alcuni violinisti intrattenevano i viaggiatori, passando di carrozza in carrozza.

Il viaggio proseguì regolarmente fino a quando, durante l’attraversamento di una zona collinare tra Emilia e Lombardia, il treno non giunse in prossimità dell’imboccatura di uno dei primi tunnel scavati nella montagna, che in quel periodo storico rappresentava il massimo dell’ingegneria civile, era infatti la galleria più lunga mai costruita.

Il treno entrò nel lungo tunnel, che era già usato da altre società ferroviarie ed in quel momento avvenne qualcosa di inspiegabile: il tunnel fu improvvisamente circondato da una fitta nebbia bianca, che inghiottiva mano a mano tutte le carrozze.

Quando il treno entrò all’interno del tunnel svanì nel nulla insieme a tutti i 106 passeggeri el personale di macchina, ai camerieri ed ai violinisti.

Solo due viaggiatori si salvarono, perché spinti da un senso di opprimente ed inspiegabile pericolo, saltarono giù dal treno, prima che questi entrasse nella galleria.

Si sa molto poco dei due, uno tempo dopo fornì un resoconto abbastanza confuso dell’evento ad un giornale dell’epoca, l’uomo disse di aver percepito uno strano ronzio poco prima dell’entrata nel tunnel e di essersi buttato fuori dallo stesso, insieme ad un altro passeggero. Questo, oltre la fitta nebbia, era quanto ricordava dell’accaduto.

Non esistono altre informazioni su questo episodio, un po' perché si dice che La Zanetti avrebbe messo a tacere l’accaduto perché un disastro del genere avrebbe probabilmente causato il fallimento della società ed anche perché le ricerche nel tunnel compiute dagli operai de La Zanetti, insieme alla polizia, si rivelarono infruttuose.

Le autorità, data la sua fama sinistra, fecero chiudere il tunnel e nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, una bomba lo distrusse, seppellendo definitamente ogni possibile ulteriore esplorazione volta ad accertare i fatti.

A causa delle poche testimonianze – in pratica solo il viaggiatore che si è buttato prima di entrare nel tunnel - e della mancanza di prove questa pare essere una leggenda, ma da questo momento il treno inizia a comparire sulle rotaie di mezzo mondo: ce ne sono tracce dalle parti di Mosca, oppure a Chernobyl – poco tempo prima dell’incidente alla centrale nucleare – a Sebastopoli, in Norvegia, fino ai Balcani.

Ma il treno non pare muoversi solo nello spazio: nei registri medioevali di un monastero di Modena, è citata una macchina che emetteva sbuffi di fumo di tre carrozze con della gente rasata e vestita di nero a bordo.

Nel 1840 uno psichiatra di Città del Messico sostiene nei suoi diari di aver visitato nel suo ospedale un gruppo di 104 italiani vestiti strani, che sostenevano di star viaggiando su un treno. Lo psichiatra liquidò l’evento come un caso di isteria di massa ed il caso si chiuse li, della presenza di quei pazienti non ce ne è altra traccia.

Il 29 ottobre del 1955 una notte un vecchio treno che, secondo i testimoni era stato costruito prima della Guerra apparve in Ucraina a Zavalichi, un ferroviere sostiene che il treno si muovesse senza emettere alcun suono, come se fluttuasse.

Giolitti, a quel tempo Primo Ministro del Regno d'Italia, fece impiegare più di diecimila uomini delle Regio Esercito per le ricerche, più precisamente nei tratti appenninici tosco emiliani. Furono ritrovati lungo i binari degli abiti medievali apparentemente nuovi e non usurati dal tempo, che gli studiosi dell'epoca attribuiscono che appartenessero a dei nobili modenesi che si presume siano saliti sul treno nel 1300.



NOVAX FA OVERDOSE DI VITAMINA D PER PREVENIRE IL COVID:FINISCE IN TERAPIA INTENSIVA


No vax dalla prima ora, mai pentito, si è imbottito di vitamina D per prevenire eventuali effetti negativi del Coronavirus.
 Ha abusato talmente tanto della vitamina da andare in «overdose» e finire in terapia intensiva all’ospedale Sant’Antonio di Padova. Protagonista della vicenda un cinquantenne padovano, tutt’ora ricoverato, a cui i sanitari dell’équipe del professor Lorenzo Calò, direttore della Nefrologia 2, hanno salvato la vita: l’uomo ha contratto il Covid-19 nelle scorse settimane tanto da dover essere curato agli Infettivi in Azienda Ospedaliera. Proprio durante la prima degenza gli esami clinici hanno fatto emergere un dato inconfutabile: un’intossicazione da calcio dovuta all’assunzione eccessiva di vitamina D. 

Per capirci, normalmente a un paziente che necessita di quella sostanza viene prescritto di assumerne circa 100mila unità ogni 14 giorni. Il no vax è arrivato ad auto somministrarsene circa 200mila unità ogni giorno, all’incirca due flaconi ogni 24 ore. Dopo il ricovero gli esami hanno fatto emergere la presenza di vitamina D mille volte oltre la norma: il suo quadro clinico è precipitato venerdì. Dopo le cure farmacologiche in reparto, il paziente ha avuto la necessità di essere trasferito in terapia intensiva dove è stato sottoposto a dialisi, durata circa 24 ore, per ripulire il sangue e abbassare i livelli di calcio. La cura ha funzionato e l’uomo è uscito dalla rianimazione, tuttavia le sue condizioni di salute preoccupano non poco i medici. Il problema è che al momento non è possibile sapere quanta vitamina D rilascerà ancora l’organismo e le conseguenze per il paziente. «Siamo medici e trattiamo chiunque — spiega il professor Lorenzo Calò — che sia pro o contro i vaccini, per noi tutti i pazienti quando hanno bisogno vengono seguiti. L’unica cosa che ci sentiamo di raccomandare a chiunque, anche ai no vax, è che va consultato sempre il proprio medico di famiglia prima di somministrarsi qualsiasi farmaco, chiedendo spiegazioni piuttosto che agire in maniera autonoma, correndo dei rischi notevoli come è stato in questo caso».