GRANDE SCOPERTA:LA LINGUA ITALIANA E' NATA IN CALABRIA

Ritrovata in una biblioteca fiorentina, che sorge accanto all'Accademia della Crusca, l'inconfutabile prova che i calabresi hanno inventato l’italiano.
La prova, custodita in alcuni manoscritti duecenteschi, è rappresentata da una serie di componimenti poetici trascritti a margine di alcuni atti notarili. È risaputo che a quei tempi i notai erano spesso anche poeti che riempivano i margini delle sentenze per evitare aggiunte illecite; e quale modo migliore per riempirli se non con le loro opere inedite?
Gli studiosi attribuiscono la paternità dei poemi in questione a Zì Pangolo, fondatore della scuola calabrese, e a Capitan Giangurgolo, noto crociato.
Tali ritrovamenti sembrano essere una convalida dell’idea che la nostra lingua nasca agli inizi del duecento in seguito ad una rivolta dei poeti calabresi contro il latino ecclesiastico.
Particolarmente significativo uno dei poemi di cui riporto alcuni versi:
Dante, oh caro Dante,
con tutto lo core, nello aire si espande lo sgrido delle Calabre genti a te solo rivolto:
Ma và fanculuuuuu!”