Sono due insospettabili studentesse di un liceo di Reggio Calabria le due baby squillo al centro dell'inchiesta che ha portato al sequestro di decine di cellulari e al divieto di scaricare app per i minori di 18 anni. Le due ragazzine frequentano entrambe la quarta ginnasio in un liceo della ridente città dei Bronzi. La 14enne, in particolare, è figlia«ribelle» di una coppia di avvocati della Reggio bene, in perenne lite con la famiglia a causa di Candy Crush tanto da scappare di casa, mentre la quindicenne è figlia di una noleggiatrice di pasta per pizza . A «trasformarle» la brama spasmodica di avere vite per Candy Crush. Entrambe erano ferme da giorni al 110 livello del popolarissimo gioco. Non riuscendolo a passare questo difficile scoglio hanno deciso di prostituirsi per avere accreditate vite sul loro Iphone 6s. Infatti, è risultato dalle investigazioni, che per una ricarica di 5 vite del costo di 0.89 cent si "donavano" completamente ai loro coetanei. Dalle indagini non risulta siano state costrette a prostituirsi con minacce o violenza. Dalle prime dichiarazioni rilasciate da una delle due minorenni viene rivelato un quadro agghiacciante: «Vendevo il corpo per avere tutte le vite che mi servivano per superare il livello, ma è stato tutto inutile perchè è da un mese che sono ferma e non lo riesco a passare, e questo mi ha portato ansia e depressione», dichiara la ragazzina più piccola, 15 anni compiuti a ottobre.
Le autorità hanno disposto il sequestro immediato di tutti i cellulari che hanno donato vite alle due ragazzine, tra cui figurano anche noti esponenti politici fermi anch'essi al livello 110, e per queste persone aleggia il reato di sfruttamento della prostituzione minorile.